La dematerializzazione del Fisco (Ult. agg.to:
Ecce Fatturazione Elettronica
L’estensione dell’obbligo di tracciabilità elettronica anche alle transazioni fra privati, con la sua digitalizzazione di ciò che fino a oggi è stato (pervicacemente mantenuto) cartaceo, dischiude il vasto mondo dell’indotto amministrativo al lavoro da parte di portatori di disabilità visive — ed offre anche qualche altro spunto di riflessione…
Qualche giorno fa mi sono ritrovato in quel che vorrei poter chiamare, solo per sintesi, Comitato Tecnico-Scientifico: il tema principale riguardava la accezione contabile di un percorso formativo e come valorizzarla tenendo conto che i destinatari sono non vedenti ed ipovedenti. Senza troppi indugi la mia risposta è stata all’incirca: «tra pochi giorni la fatturazione elettronica sarà obbligatoria per tutti ed alla fine del corso lo sarà anche lo scontrino elettronico». La mia idea era ed è, visto che poi su diverse unità formative che affronteranno (almeno) il primo argomento dovrò io stesso metterci la faccia come docente, che a breve assisteremo ad una dematerializzazione, perdipiù forzata, che sconvolgerà non tanto gli obbligati quanto tutto il loro indotto amministrativo: assistenza fiscale, intermediazione, etc..
Intendo letteralmente uno sconvolgimento, o almeno un mezzo coccolone, per la maggioranza degli “uffici contabili“: «un disastro di proporzioni bibliche […] cose da Vecchio Testamento […], proprio roba del tipo collera divina, fuoco e zolfo che piovono dai cieli, fiumi e oceani che bollono! […] Quarant’anni di tenebre, eruzioni, terremoti! […] Morti che escono dalle fosse! […] Sacrifici umani, cani e gatti che vivono insieme! Masse isteriche!». Per quanto, infatti, non sarà facile per i piccoli esercenti abbandonare l’ergonomica immediatezza dell’imbrattare alla meglio il primo foglio del blocchetto delle fatture, stando al massimo attenti al progressivo corretto da riportare, le definitive vittime sono gli impiegati amministrativo-contabili che, direttamente o indirettamente interessati ai flussi in ingresso ed uscita, dovranno sempre più adattarsi a maneggiare l’immateriale…
Questa ed altre iniziative statali analoghe di “invio telematico” potrebbero essere considerate, di fatto, un imponente impianto telecollaborativo Office-To-Office, in questo caso con da una parte il Fisco “headquarter” e dall’altra “satelliti” di intermediari e aziende interconnessi anche fra loro grazie al Sistema d’Interscambio; il “pendolarismo” delle informazioni verso e dal centro, una volta postale, banalmente è stato reso superfluo dalla loro digitalizzazione…
Già… Perché, se non bastasse la fatturazione elettronica ed il venturo scontrino elettronico, lo Stato prevede la via telematica per una quota che via via andrà a coprire la totalità degli adempimenti massivi. Tempestività e controllo a parte il motivo è banale: travasare dati continuamente da un sistema all’altro o, peggio ancora, dal cartaceo al digitale e viceversa costituisce una enorme perdita di tempo. Tant’è che apparentemente — ma va detto che sto ancora approfondendo la documentazione tecnica… — lo Stato sta predisponendo un vero e proprio Gestionale Contabile condiviso — si potrebbe dire freeware — con i propri interlocutori: volendo puoi usare anche solo questo, almeno per le fiscalità più semplici; altrimenti, se vuoi usare un tuo software commerciale, quest’ultimo dovrà essere compliant rispetto ai requisiti (di strutturazione e trattamento delle cd. “basi di dati“) del primo…
Lodevolissima è la scelta di usare la modalità Web based per la fruizione della “piattaforma”, con la quale potranno interagire anche analoghe applicazioni commerciali o — perché no — anche opensource (previa certificazione?): la interfaccia Web è, infatti, quella più facilmente aggiornabile perché sia sempre più accessibile dagli Screen Reader, trascurando il fatto — so che evoco principî assodati da vent’anni… — che non serve altro software oltre al browser…
Ho una zia contabile — che oltretutto da vent’anni mi fa la dichiarazione dei redditi e quella IVA — e tanti conoscenti ed amici nel ramo, sicché ci vado giù leggero nel dire che non sarebbe dovuto spuntare lo Stato, deus ex machina ed anche un po’ ex abrupto, a sollecitare l’idea che il cartaceo, oltre la modica quantità, diventa tossico per qualsiasi ufficio e che il modo migliore di gestire dati strutturati — è il caso delle fatture, ad esempio, ma anche delle carte d’identità: tutti i tipi di documento tradizionalmente cartaceo che condividono lo stesso format — è quello digitale, o meglio “digital first“, laddove una materialità avrà sempre più il mero valore di “copia di cortesia“. Certo: è lo stesso Stato che sta facendo ammattire gli studi legali, ma in questo caso i contenuti sono più dialettici (ad es. una memoria di parte) e quindi non hanno le caratteristiche che rendono, invece, i dati strutturati inscrivibili in un foglio elettronico od, in caso di ulteriore strutturazione e/o di crescente quantità dei dati, in uno strumento più potente (database). A mia memoria, tuttavia, non ho ragione di credere esista impiegato più devoto al cartaceo di quello archetipico di amministrativo-contabile…
Sarà il fascino della cancelleria, saranno le reminiscenze del periodo scolastico, sarà una predisposizione all’alienazione da lavoro causa ed effetto delle prime due… Non è importante quanto il fatto che, assieme ai miei allievi con visione residua — che ancora possono maneggiare un pezzo di carta o beneficiare di una scansione ingrandita N volte — ma soprattutto a quelli non vedenti — per i quali pure un PDF leggibile costituisce una paziente impresa —, assisteremo al countdown all’abbattimento delle barriere architettoniche di accesso lavorativo a questo tipo di attività. Chi non ha mai lavorato con questo tipo di allievi, infatti, non sa che, ancorché dipendentemente dall’età — secondo me i ciechi dalla nascita sono quelli col più alto potenziale —, se adeguatamente formati possono diventare delle bestie di impiegati, ed una sempre più diffusa via telematica non può che agevolarli, sia in una situazione co-localizzata che in una remotizzata.
Considero, infatti, che, subito dopo la Pubblica Amministrazione, la principale opportunità occupazionale per ciechi ed ipovedenti — così mi raccontano gli ex allievi dei corsi precedenti — è costituita dalle grandi imprese che, da un lato, si ritrovano con quote di assunzione da rispettare e, dall’altro, soprattutto hanno i mezzi finanziari per coprire le spese connesse. Una Amministrazione digitalizzata, dematerializzata dischiude una lista aperta di opportunità nel Privato, anche di minuscola dimensione, a partire dalle elaborazioni più semplici (ad es. fatture e corrispettivi) a quelle intermedie (ad es. comunicazioni periodiche, dichiarazioni, etc.) ed oltre da cui i disabili visivi finora sono stati esclusi solo per la letterale “questione pezzo di carta“, che avrebbe dovuto essere notata, affrontata e superata molto prima ed indipendentemente dallo zampino del Fisco…
Già riesco ad immaginarmi lo studio commercialista con alle dipendenze anche ipovedenti e non vedenti, distribuiti indifferentemente in sede oppure altrove; per non parlare dello studio paghe — ma INPS ed INAIL al momento non sembrano ancora star dietro all’Agenzia delle Entrate…
Aggiornamento del 07 Aprile 2019, a corso ormai in scadenza
Non mi sbilancerei a dire che almeno uno o due allievi, magari con calma, riuscirebbero a “parsare” a mente un originale file XML di fattura singola o multipla, che sembrerebbe incomprensibile a tanti normovedenti; senza dubbio in molti sono riusciti, grazie anche agli sforzi di alfabetizzazione informatica profusi (anche da me) in un corso precedente, a gestirne i contenuti attraverso un Foglio Elettronico, con il solo strumento messo a disposizione proprio dal Fisco. Ecco… Volendo proprio essere assai pingoli andrebbe detto che è stato più difficile — mi sono confrontato quanto basta col docente di Contabilità, che non ha fatto segreto che ciò capita spesso con i “principianti” — far digerire alcuni elementi della vasta teoria a monte…
Aggiornamento del 01 Dicembre 2019
Abbandonato da mia zia, ironicamente sulla via dell’ipovedenza, ed al limite del termine del 02 Dicembre, quest’anno la Dichiarazione dei Redditi la sto facendo da solo, ovviamente avendo speso già molte ore a prepararmici ed a predisporre una serie di Google Spreadsheet che facciano tutti i calcoli per me per ogni rigo richiesto — così da poterlo sperabilmente clonare per gli anni a venire. Ho scaricato dal sito tutto il software necessario, “Desktop Telematico” e “RedditiPF19”, e con mia sorpresa pure quest’ultimo non era Web based bensì un Java installabile, e ciò benché fosse disponibile una semplice procedura Web per integrare la “precompilata”. Benché complesso (più in termini di vincoli che di calcoli!) “RedditiPF19” fondamentalmente può aprire un file come la “precompilata” e, salvando, ne genera un altro che può essere certifcato e trasmesso tramite “Desktop Telematico”. Ecco… Se mi è concesso il suggerimento ‘sta cosa si può fare tutta online, persino salvando bozze e definitive…
Aggiornamento del 21 Marzo 2020, in piena emergenza Coronavirus
Una mia ex allieva, normovedente, di un altro corso ben più marcato sulla contabilità e che fortunatamente ha avuto così l’opportunità di ricollocarsi in un ufficio contabile dopo un periodo di disoccupazione, abita casualmente vicino a me e quindi capita non di rado di vedersi al supermercato di quartiere. Pur mantenendo la distanza di sicurezza nella coda in entrata anche oggi ha avuto voglia di chiacchierare. Mi ha spiegato che, pur essendo anche lei “in Smart Working” coatto, 3-4 volte a settimana deve tornare in ufficio per stampare le fatture (in uscita) che ha preparato e quelle (in entrata) che ha ricevuto, anche perché la stampante di casa sua è, appunto, «sua» e le potrebbe servire per l’autocertificazione… Indagando di più con lei ho potuto capire che nel suo ufficio tutti insistono imperterriti a ri-materializzare informazioni de-materializzate all’origine: nonostante sia più di un anno che in pratica tutte le fatture sono elettroniche e nonostante la particolarissima contingenza del rischio di contagio sembra resistere l’abitudine al (lento e poco usabile) cartaceo…